CASSAZIONE SENTENZA N. 23125/2019
Rischia una condanna per “evasione” dagli arresti domiciliari colui che viene beccato in un’altra abitazione che non sia la propria, anche se si tratta di una casa “a pochi passi” dalla propria.
Con la sentenza n. 23125/2019 la Corte di Cassazione, sesta sezione penale, ha dichiarato inammissibile il ricorso di uomo, confermando la condanna nei suoi confronti per “evasione dagli arresti domiciliari”.
La vicenda
In Cassazione, l’imputato contesta la decisione ed evidenzia che si trovava a casa del vicino: in sostanza, la difesa contesta la condotta addebitata stante la “ridotta distanza tra l’abitazione al cui interno era stato trovato l’imputato rispetto alla diversa abitazione presso la quale era stata applicata la misura degli arresti domiciliari”.
Ancora, la decisione di condanna viene criticata sia sotto il profilo del dolo, in quanto sarebbe mancata la volontà del prevenuto di violare gli obblighi impostigli, sia sotto il profilo della determinazione della pena, ritenuta eccessiva in quanto l’imputato aveva avuto un comportamento collaborativo ammettendo da subito l’addebito.
Ai domiciliari e beccato a casa del vicino: condannato per evasione
Il provvedimento di condanna, invece, viene ritenuto dalla Cassazione accuratamente motivato e non scalfito dalle “generiche” doglianze sollevate dal ricorrente le quali, secondo gli Ermellini, non si confrontano con le argomentazioni puntuali dell’ordinanza impugnata.
Questa, respingendo l’appello dell’uomo a sua volta, aveva evidenziato l’assenza di specificazione degli elementi a supporto dell’invocata esclusione dell’elemento materiale e di quello psicologico del reato, a fronte di una ricostruzione pacifica del fatto che non è stata censurata, trattandosi di una evasione dagli arresti domiciliari riscontrata dal fatto che l’imputato è stato trovato in una abitazione diversa da quella in cui doveva eseguire la misura.